Lunedì 3 gennaio 2022 ho colto l’occasione per partecipare ad una visita alle vetrerie artistiche di Biot in compagnia dello staff del Museo dell’Arte Vetraria Altarese.
Ero già stato a Biot in diverse occasioni, ma tutte ormai parecchi anni fa. La prima volta che visitai il piccolo centro vetrario situato nel dipartimento delle Alpi Marittime nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra fu sul finire degli anni Novanta, in compagnia di mio papà Sandro.
Nel frattempo, grazie all’impegno del Museo del Vetro di Altare, molti artisti francesi operanti a Biot hanno a più riprese raggiunto Altare, soprattutto durante l’evento estivo Altare Glass Fest, per dare dimostrazioni della loro bravura, portando in esposizione le loro opere e spesso organizzando veri e propri show di lavorazione con gruppi di maestri e stagisti di provenienza internazionale. Si è instaurato insomma un forte legame umano e vetrario tra Altare e Biot, qualcosa di per nulla scontato e piuttosto inconsueto, se pensiamo alle consuetudini piuttosto chiuse e conservative, caratteristiche spesso delle diverse scuole vetrarie mondiali.
Io stesso, negli ultimi quattro anni, ho avuto diverse occasioni per affiancare il maestro di Biot Jean-Marie Bertaina al lavoro presso la fornace di Altare, mentre altri maestri, tra i quali Antoine Pierini, Nicolas Laty e Jerome Chion, non hanno mai mancato un’edizione di Altare Glass Fest per venirci a trovare qui in Liguria, dimostrando la loro tecnica nella fornace del Museo di Altare.
Ma torniamo alla bella giornata di oggi, un viaggio breve ma tuttavia prezioso, pensando ai tanti mesi di isolamento da tutti subiti durante la pandemia mondiale di Covid-19. Quasi 400 chilometri in totale che si percorrono volentieri, anche perchè ho sempre amato la Francia e soprattutto le atmosfere già un po’ provenzali di certi piccoli borghi della Costa Azzurra.
Come prima tappa del mattino abbiamo visitato subito la Verrerie de Biot, l’ormai storico complesso situato ai piedi del colle sulla cui sommità sorge il centro storico di Biot. Il centro ospita la fornace stessa, lo shop commerciale ed un vasto centro espositivo internazionale. All’opera si trovavano tre maestri che si suddividevano il lavoro di creazione di alcuni bicchieri a stampo, sempre realizzati con il tipico vetro a bolle, un must della production biotaise.
Sempre professionali ed attenti gli amici di Biot, con un incaricato che spiegava al pubblico le fasi della lavorazione, le caratteristiche del vetro e cenni storici sulle principali innovazioni introdotte negli anni. Una tecnica molto interessante è il vetro fluorescente ottenuto da Jean-Claude Novaro, che è riuscito ad ottenere una massa vitrea che si “carica” con la luce e poi sprigiona luminescenza verde se posizionata in un luogo buio. Un’apposita camera oscura ci ha permesso di ammirare l’affascinante risultato.
La mattinata è quindi trascorsa tra le strade e le viuzze del centro storico di Biot, in compagnia di una guida d’eccezione, il nostro amico maestro Jean-Maie Bertaina. Ci siamo intrattenuti nei negozi di stoffe ed artigianato, dove abbiamo fatto piccoli acquisti. Tappa davvero affascinante è stata la chiesa di Biot, con la sua inconsueta architettura asimmetrica che segue il profilo dell’orografia montuosa e con l’ingresso principale… in discesa. Un bellissimo presepe ci ha accolti, con i pastori abbigliati con i tipici tessuti marittimo-provenzali.
Per il pranzo siamo tornati presso la fornace principale, poiché nel complesso in cui si trova è ospitato anche un ristorante molto frequentato dai locali. La tartare classique che ho assaggiato era davvero di ottima qualità.
Nel pomeriggio abbiamo approfittato della grande cortesia di Robert Pierini, del centro d’arte Pierini che gestisce con il figlio Antoine. Putroppo un grave lutto ha recentemente colpito la famiglia, con la scomparsa di Gaëlle, moglie di Antoine e artefice di gran parte della deliziosa ristrutturazione del centro d’arte, soprattutto dopo la disastrosa alluvione del 2015.
Visitare il centro d’arte Pierini è un’esperienza eccezionale, per la bellezza del luogo, un antico mulino ristrutturato e per la spettacolarità delle opere darte in vetro esposte, veri e propri capolavori di arte contemporanea.
Il pomeriggio, breve per la stagione invernale, ci ha ancora concesso il tempo di andare a trovare il maestro Nicolas Laty, ormai un habituè delle estati altaresi, che ci ha fatto visitare il suo universo di personaggi colorati, allegri e giocosi, soffermandosi su tecniche di realizzazione e curiosità.
Salutata Biot, ci siamo trasferiti a Nizza per fare un po’ di acquisti presso uno dei grandi e conosciuti centri commerciali, molto frequentato anche dagli italiani. Tra le altre cose, ci siamo concessi una generosa cassetta di ostriche della Normandia vendute a un prezzo veramente invitante. Le abbiamo degustate appena tornati ad Altare, la sera stessa. Deliziose!