Domenica 28 maggio 2023, in occasione della Fiera di Primavera, ad Altare si è rinnovata un’antica tradizione: la cagliata con le castagne. La deliziosa prelibatezza è stata preparata da Paolo Bazzano, ex-chef del Ristorante Quintilio e servita nel giardino di Villa Rosa, sede del Museo del Vetro di Altare.
Ogni anno il giorno dell’Ascensione era uso, in famiglia e con gli amici, consumare la cagliata (quaiò) con le castagne secche bollite.
La cagliata era preparata con latte di pecora al quale si aggiungeva il caglio per farlo rapprendere. Le castagne, raccolte in autunno erano essiccate in casette chiamate scavi, che erano dotati di una grata di legnosotto la quale ardeva il fuoco. Dopo l’essicazione venivano battute con un utensile quadrato con punte di legno, dotato di un manico per togliere la scorza e la pelle. L’attrezzo era chiamato lùi.
Fra uno dei modi, ormai perduto, di trascorrere in compagnia ore serene ed allegre.
(Testo di Ernesto Nenne Saroldi)
La cagliata con le castagne fa parte anche dei miei ricordi di bambino. Mia nonna, durante i pomeriggi primaverili del periodo dell’Ascensione di Gesù, mi portava con lei a trovare una sua amica in Piazza del Consolato in Altare. Quella simpatica, anziana signora, mi pare che si chiamasse Rosetta, ci faceva sempre trovare pronta la cagliata. Si trattava di un piatto non proprio facile da apprezzare per un bambino di otto-dieci anni e allora mia nonna mi faceva aggiungere un po’ di zucchero sopra la cagliata. Prendevo le castagne col cucchiaio e le immergevo nella cagliata, una sorta di budino bianco composto solo di latte di pecora e caglio. Devo dire la verità: all’epoca preferivo il sapore delle castagne a quello neutro-acidulo della cagliata. Oggi però, da adulto, devo riconoscere che si tratta di un abbinamento veramente delizioso, equilibrato e molto raffinato.